Lospedale in Sudan: una struttura eco-semplice
Il progetto per la creazione del centro ospedaliero specializzato in cardiochirurgia Salam realizzato a Khartoum, in Sudan dallo studio Tamassociati e commissionata dalla Ong Emergency ha seguito tre linee guida: l'idea di spazio cavo e di sistema insediativo a padiglione, la scelta della migliore tecnologia possibile; la ricerca di un linguaggio architettonico etico.
L’ ospedale è stato costruito attorno a due alberi di mango posti al centro dell’area di intervento. In conformità al sistema tipologico tradizionale, si optava per una conformazione dello spazio tale da creare diversi angoli e prospettive, creando un padiglione che desse l’idea di uno spazio domestico.
In Sudan le temperature vanno oltre i 40°centigradi raggiungendo anche i 50°centigradi; questo e le polveri del deserto hanno reso necessario uno studio sulle tecnologie di isolamento, filtrazione, rinfrescamento per ridurre al minimo i consumi dell’edificio.
Per le mura sono state usate laterizio e camere d’aria, con isolamento pannelli, per uno spessore di 58 cm. Sono state interposte bucature di ridotte dimensioni, con superfici vetrate ad alte prestazioni di tipo emissivo a basso livello. L’uso del verde è diventato parte della macchina termica, sfruttando la schermatura e la mitigazione ambientale, grazie alle grandi superfici alberate e le piantumazioni a siepe.
Sono stati usati schermi intrecciati in fibra vegetale, tecnica mutuata dal sistema tradizionale di fabbricazione dei letti. Questi schermi sono stati messi a protezione dei camminamenti e delle zone di sosta. Ciò ha permesso di ridurre l’uso di sistemi raffreddanti e a potenziare la refrigerazione dell’ospedale, permettendo di sfruttare il sole e l’acqua del Nilo a proprio vantaggio.
L’impianto di condizionamento risultante è di dimensioni contenute rispetto all’energia del sole da 1000mq di pannelli solari termici, i quali, attraverso l’azione di scambiatori di calore, permettono di raffreddare l’aria necessaria a climatizzare l’edificio.
Il tema della filtrazione della quantità di sabbia e polveri nell’aria è stato un altro argomento da affrontare. Una volta scartata l’ipotesi di usare filtri articolati e costosi, si è optato per l’utilizzo di una parte dell’interrato, per creare una trappola di sabbia sfruttando un principio meccanico. L’aria prelevata dall’esterno con le testate a camino viene fatta passare attraverso una specie di labirinto. L’urto che viene provocato dall’impatto con le pareti, oltre a diminuire la velocità dell’aria rinfrescandola, fa sì che le polveri e la sabbia si sedimentino.
Un nebulizzatore di acqua prelevata al Nilo completa l’opera di filtrazione, andando a purificare l’aria dalle particelle più sottili ed abbassandone la temperatura. Il sistema richiude una pulizia saltuaria dell’interrato.
L’assistenza sanitaria è uguale per tutti. Questo è il messaggio che l’ospedale vuole inviare. Ecco perché, attraverso alcuni dettagli architettonici, si è voluto evocare l’immagine di un volto.
Purtroppo in molti paesi africani mancano strutture sanitarie adeguate, ne servirebbero tante ma non è semplice intervenire visto la mancanza di fondi.