Direttiva casa green: gli italiani cosa dicono?
La direttiva casa green ha ottenuto l’approvazione dell’Eurocamera per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. L’approvazione, arrivata con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti è una doccia d’acqua fredda per l’Italia. Avevamo già parlato della nuova direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia la quale ha il compito di aumentare la riqualificazione degli edifici, ridurre le emissioni ed i consumi entro il 2030. Il test sarà oggetto del negoziato finale tra il consiglio UE e l’esecutivo europeo.
La leader italiana Giorgia Meloni, contraria alla direttiva, ha come obiettivo quello di contrastare in toto la direttiva europea e potrà far valere le sue richieste proprio in sede di negoziazione a livello di Stati. Oltre all'Italia, anche la Francia e l’Olanda avanzano diverse perplessità in merito alla direttiva. Rivediamo insieme i punti salienti della direttiva.
Secondo la direttiva:
- dal 2026: tutti i nuovi edifici di proprietà pubblica dovranno essere ad emissioni zero;
- dal 2028: tutti i nuovi edifici dovranno essere ad emissioni zero;
- entro il 2028, tutti gli edifici ove possibile economicamente e tecnologicamente, dovranno dotarsi di tecnologie solari con scadenza entro il 2032;
- entro il 2030 gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe E;
- entro il 2027 gli edifici pubblici dovranno raggiungere la classe E;
- entro il 2033 gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe D;
- entro il 2030 gli edifici pubblici dovranno raggiungere la classe D.
L’obiettivo è che gli immobili in classe G dovranno corrispondere al 15% degli edifici; sono esclusi da questi obblighi i monumenti e gli edifici con valore storico o architettonico, chiese, luoghi di culto e gli immobili di edilizia sociale.
Altro obiettivo della manovra è quello di eliminare i combustibili fossili entro il 2035 (massimo 2040) negli impianti di riscaldamento, dapprima vietandoli nelle nuove costruzioni o nelle ristrutturazioni profonde e poi eliminandoli definitivamente.
Ovvio è che ogni Paese dell’Unione Europea stabilirà le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione.
I negoziati con i governi porteranno al testo definitivo in cui bisognerà decidere per delle misure di sostegno e di finanziamento attraverso un premio sostanzioso.
Tra i sostegni più chiacchierati al momento, si torna a parlare del superbonus (leggi le ultime notizie sul superbonus) ma c’è chi invece opta per delle nuove soluzioni, come dei premi per le ristrutturazioni profonde in particolar modo se si tratta di edifici con classi energetiche molto basse o per le famiglie più in difficoltà.
Sicuramente nel contesto italiano, ci sarà maggiore difficoltà ad attuare la direttiva, sia per questioni storiche, di conformazione geografica che per la mole di edifici “protetti” con vincoli paesaggistici e ambientali.
I commenti degli italiani
Hanno espresso pareri contrastanti i partiti politici della nazione; se il centrodestra e Forza Italia hanno creato un muro di opposizione, il PD ha espresso soddisfazione per il suo voto favorevole; ma ciò che al momento ci interessa di più è il parere delle persone, libero da interessi diversi dall’unico reale. In rete troviamo chi dice:
- “qui la colpa non è dell’Europa, ma dell’Italia: una folle legislazione in materia di condominio, che favorisce ogni genere di malversazione; nessun controllo sull’edilizia, troppi operatori privi di formazione ma famelici; nessun controllo sulle “certificazioni”: lavori spesso inutili se non dannosi”
- “Spendere oggi 50.000 euro per risparmiarne (forse) 800 all'anno dopodomani. Geniali”
- “C'è gente che non ha nemmeno la casa ...e qui parlano di case green”
- “L' Italia a queste condizioni non può andare a nessun compromesso, ma deve seriamente prendere in considerazione l' uscita dalla UE. I lavori di efficientamento energetico non sono sostenibili, comporteranno la liquidazione del patrimonio immobiliare e già sappiamo che se ne approfitteranno gli speculatori e le banche, in gran parte francesi e tedesche.
- Il "cappotto termico" ha dei costi che sono ben superiori ai 30.000 € paventati (naturalmente la quota a carico del condomino) e l'impiantistica non è in grado di sopperire alla mancanza con pannelli solari e caldaie a condensazione. Inoltre in appendice si insiste sulla riforma del catasto, fino ad oggi bloccata dal cd e a ragione.”
Leggendo i commenti dei cittadini, la nuova direttiva non è per niente vista di buon occhio e c’è chi incita all’uscita dell’Italia dall’Unione Europea; in ogni caso per il testo definitivo bisognerà aspettare ancora l’incontro di aprile e vedere in che modo verrà perfezionato dall’Italia.