Giovani e casa: la scelgono vicino a mamma e papà
I giovani italiani tra i 18 e i 34 anni si trovano sempre più spesso bloccati in un limbo che li lega alla casa dei genitori. Nonostante l'eventuale raggiungimento di tappe significative della vita adulta, come il matrimonio o l'ottenimento di un impiego, questi traguardi non sembrano garantire l'indipendenza economica necessaria per costruirsi una vita autonoma. Il supporto economico delle famiglie resta fondamentale, e senza di esso, la maggior parte di loro continua a vivere sotto lo stesso tetto dei genitori, incapaci di fare il grande passo verso l’indipendenza abitativa.
Secondo il rapporto Coldiretti/Censis “Vivere bene vivere meglio”, il 42,3% degli italiani vive a meno di 30 minuti a piedi dalla casa dei propri genitori. Questo dato svela un legame che va oltre la mera comodità logistica, indicando una radicata necessità psicologica di vicinanza. Non è solo una questione di necessità economica o di comodità, ma di un desiderio profondo di mantenere un forte legame con le proprie radici familiari.
La situazione non riguarda solo i giovani, ma anche gli adulti tra i 45 e i 64 anni, con quasi il 60% di loro che vive a meno di mezz’ora dalla casa dei genitori. Questa vicinanza generazionale dimostra un ritorno a una struttura sociale che richiama modelli del passato, come il fenomeno degli accampamenti o delle città medievali con cinta murarie. In un certo senso, stiamo assistendo a una sorta di "neo-clanismo", in cui le famiglie, pur non condividendo lo stesso tetto, rimangono vicine geograficamente, favorendo dinamiche di supporto reciproco.
Il declino della mobilità abitativa
Questa tendenza non solo incide sui modelli familiari, ma ha anche un impatto significativo sul mercato immobiliare. La domanda e l'offerta di abitazioni risentono di questo fenomeno, con una diminuzione della mobilità abitativa che crea una stasi nel settore. I giovani, che una volta rappresentavano una fetta importante della domanda di case in affitto o in acquisto, oggi si accontentano di cercare abitazioni vicino alle famiglie, spesso senza allontanarsi troppo dal circondario d’origine.
La situazione è ulteriormente aggravata dalla difficoltà per i giovani di accedere a mutui o contratti di locazione, in un contesto economico in cui la precarietà lavorativa e i bassi salari sono all’ordine del giorno. Anche chi desidera emanciparsi, infatti, si trova spesso a dover fare i conti con ostacoli insormontabili, che lo spingono a rimanere in un contesto di dipendenza economica dalla famiglia di origine.
Un ritorno alle origini o una crisi contemporanea?
Questa realtà contemporanea richiama un modello sociale che sembrava ormai appartenere al passato: le comunità strette, con forti legami interpersonali e geografici, tipiche delle società pre-industriali. Tuttavia, questo fenomeno non è il frutto di una scelta volontaria, bensì di una necessità. Il cambiamento non è solo sociale, ma anche culturale, e si inserisce in un contesto globale in cui la crisi economica e la mancanza di opportunità condizionano profondamente le scelte di vita.
Nonostante questa tendenza, molti giovani scelgono di trasferirsi all'estero, cercando opportunità migliori e un maggiore senso di indipendenza. Questo esodo contribuisce a una dicotomia interessante: da un lato, un ritorno alle dinamiche familiari e comunitarie; dall'altro, un crescente numero di giovani che abbandonano il proprio Paese per cercare una vita migliore altrove.
Il futuro delle dinamiche familiari e sociali
Resta da vedere se nei prossimi anni questa tendenza persisterà o se assisteremo a un cambio di rotta. Sarà interessante osservare come i fattori economici, politici e sociali influenzeranno le dinamiche familiari e abitative in Italia. Una cosa è certa: il ritorno al "clan familiare" potrebbe rappresentare una risorsa in termini di coesione sociale, ma rischia di limitare le possibilità di crescita personale e professionale di un’intera generazione.
Serviranno politiche mirate per favorire l’autonomia dei giovani, migliorare l’accesso al lavoro stabile e incentivare la mobilità abitativa. Solo così si potrà interrompere il ciclo di dipendenza economica e psicologica che tiene molti giovani legati alla casa dei genitori, aprendo nuove prospettive per il futuro del nostro Paese.