Il bonus ristrutturazioni edilizie non riguarda solamente la casa, quanto anche gli interventi che avvengono sulle parti comuni di edifici condominiali. Similmente a quanto avviene con le ristrutturazioni sui singoli appartamenti, anche in questo caso è possibile godere della detrazione del 50% delle spese sostenute (purché i bonifici siano effettuati dall’amministratore) entro il 31 dicembre 2019, con un limite massimo di spesa di 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare
Dal prossimo anno, invece, salvo potenziali proroghe, la percentuale di detrazione scende al 36%, così come scende anche il limite massimo di spesa, che sarà pari a 48.000 euro per unità immobiliare.
Quali sono le parti comuni
Per poter correttamente usufruire di queste agevolazioni è innanzitutto necessario capire cosa sono le parti comuni, intendendosi come tali quelle indicate dall’articolo 1117, numeri 1, 2 e 3 del codice civile.
Dunque, sono parti comuni:
- il suolo su cui sorge l’edificio,
- le fondazioni,
- i muri maestri,
- i tetti e i lastrici solari,
- le scale,
- i portoni d’ingresso,
- i vestiboli,
- i portici,
- i cortili,
- tutte le altre parti dell’edificio necessarie all’uso comune,
- i locali per la portineria e per l’alloggio del portiere, per la lavanderia, per il riscaldamento centrale, per gli stenditoi o per altri simili servizi in comune,
- le opere, le installazioni, i manufatti di qualunque genere che servono all’uso e al godimento comune, come gli ascensori, i pozzi, le cisterne, le fognature, eccetera.
Chi può usufruire del bonus
Stando a quanto previsto dalla legge, il bonus ristrutturazioni parti comuni condominiali spetta a ogni singolo condomino sulla base della quota millesimale di proprietà o dei diversi criteri applicabili.
Il beneficio fiscale è riconducibile all’anno di effettuazione del bonifico da parte dell’amministrazione del condominio. In questo scenario, la detrazione spetta al singolo condomino nel limite della quota a lui imputabile, a patto che la quota sia stata versata effettivamente al condominio entro i termini di presentazione della dichiarazione dei redditi.
All’amministratore il compito di rilasciare una certificazione dalla quale risultano – tra gli altri dati – anche l’importo delle spese sostenute nell’anno di riferimento e la quota parte millesimale imputabile al condomino.
Bonus ristrutturazioni edilizie per i condomini minimi
Un cenno separato è probabilmente attribuibile ai condomini minimi, intendendosi per tali gli edifici che risultano essere composti da un numero non superiore a 8 condòmini. Si tratta di condomini che non hanno alcun obbligo di nominare un amministratore e di possedere un codice fiscale, ma che possono evidentemente ugualmente beneficiare della detrazione per i lavori di ristrutturazione delle parti comuni, seguendo le indicazioni del Fisco.
In tal senso, rammentiamo come l’Agenzia delle Entrate abbia chiarito che il pagamento deve essere sempre effettuato tramite bonifico bancario o postale, e che in mancanza del codice fiscale del condominio, i contribuenti potranno riportare nei modelli di dichiarazione le spese sostenute indicando il codice fiscale del condomino che ha effettuato il bonifico.
Quali interventi danno diritto al bonus ristrutturazioni
Gli interventi sulle parti comuni degli edifici residenziali che danno diritto al bonus ristrutturazioni sono quelli di manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia.
Più nel dettaglio, gli interventi di manutenzione ordinaria sono quelli legati all’effettuazione di opere di riparazione, di rinnovamento e di sostituzione delle finiture degli edifici, e ancora quelle che risultano essere necessarie a integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti, la sostituzione di pavimenti, di infissi e di serramenti, la tinteggiatura di pareti, di soffitti, di infissi interni ed esterni, il rifacimento di intonaci interni, l’impermeabilizzazione di tetti e terrazze, la verniciatura delle porte dei garage.
Come ricorda uno specifico chiarimento da parte dell’Agenzia delle Entrate, rappresentano altre ipotesi di lavori agevolabili quelli che risultano essere necessari alla ricostruzione o al ripristino dell’immobile danneggiato a seguito di eventi calamitosi, o ancora quelli che vengono effettuati per poter eliminare le barriere architettoniche o che risultano essere finalizzati a favorire la mobilità a persone con disabilità gravi.
È la stessa guida dell’Agenzia delle Entrate a rammentare come siano ulteriormente agevolabili quegli interventi che sono finalizzati a prevenire il rischio del compimento di atti illeciti da parte di terzi, o ancora che sono finalizzati alla cablatura degli edifici e al contenimento dell’inquinamento acustico.
Nella lista dei lavori agevolabili – peraltro non esaustiva – ci sono altresì gli interventi che sono effettuati per il conseguimento di risparmi energetici, o quelli per l’adozione di misure antisismiche o ancora quelli di bonifica dell’amianto e di esecuzione di opere volte a evitare gli infortuni domestici.
Bene comunque ricordare, ancora una volta, come l’elenco di cui sopra non sia affatto esaustivo, e come pertanto possano essere inclusi altri lavori pur sempre agevolabili nei limiti e nelle modalità di cui abbiamo già discusso. Proprio per questo motivo, in caso di dubbi, vi suggeriamo di consultare il sito internet dell’Agenzia delle Entrate o domandare uno specifico chiarimento all’ufficio territorialmente competente.