La riforma del catasto
Iniziata nel 2016, l’allora Governo ne aveva rimandato il completamento entro il 2018.
Il nuovo Governo quindi, una volta insediatosi dovrà affrontare il completamento della riforma del catasto, ma non prima che si portino a termine le operazioni di allineamento delle basi dati.
In ogni caso i Comuni potranno proseguire con gli interventi di ri-classamento catastale, già possibili e in diversi casi in corso. I singoli Comuni potevano e possono comunque utilizzare i due strumenti messi a disposizione dalla legge n. 311/2004; ossia possono richiedere all’Agenzia delle Entrate la revisione parziale del classamento delle unità immobiliari di proprietà privata, ubicate nelle microzone comunali caratterizzate da un anomalo scostamento fra il valore medio di mercato e il valore medio catastale degli immobili. Operazione posta in essere finora solo in alcune città italiane (tra le quali Roma, Milano, Bari, Lecce, Napoli e Ferrara) e che ha dato luogo a contenziosi.
La riforma organica dei valori catastali, che ha mosso i primi passi con l’attuazione della delega fiscale puntava a realizzarsi nel 2018, seppur necessiti, oggi più di ieri, di un accurato studio preliminare, al fine di valutare in modo accurato gli effetti di gettito e distributivi sui contribuenti.
Ma la riforma del catasto, possibile eredità per il nuovo futuro Governo, moltiplicherebbe il valore delle case, soprattutto nelle grandi città, così come il conto del Fisco
Riforma del catasto, stangata in arrivo sugli immobili
La riforma, prevederebbe, infatti, la convergenza tra fisco e mercato, ma conseguentemente costituirebbe una stangata in arrivo sugli immobili che subirebbero una tassazione, fino a cinque volte più alte ; impoverendo ancora di più famiglie e imprese e dare il colpo di grazia ad un mercato immobiliare già in sofferenza.
Ma la scelta resta solo tra due possibili soluzioni: mantenere lo status quo e quindi anche l’ingiustizia diretta conseguenza di una situazione che per quanto riguarda gli estimi in vigore è ferma da trent’anni ; o apportare le necessarie rettifiche per rendere i nuovi valori ragionevoli.
Ovviamente il principale impatto della eventuale riforma del catasto si vedrà sul valore delle case nelle grandi città, destinato ad essere portato molto più in su, sia in centro che in periferia; mediamente un aumento del valore di mercato di oltre un terzo.
Nelle grandi città, per le case di pregio lo scarto tra mercato e valore catastale arriva a superare, nelle aree di maggior pregio, anche il 500%.
Mentre per gli immobili accatastati come A2 (abitazioni di tipo civile) di finitura media in zona residenziale si è sopra il 300% e per finire per la classe A3 (abitazioni di tipo economico) la differenza supera il 100%.
Ne consegue anche l’aumento delle tasse, ovvero Tasi e Imu.
Dal momento in cui le tasse sugli immobili fossero calcolate sui nuovi valori, allineati ai valori di mercato, gli imponibili fiscali crescerebbero in maniera direttamente proporzionale all’aumento del valore degli immobili.
Doveroso ricordare che in caso di compravendita, l’imposta di registro si paga sul minor valore tra l’imponibile fiscale e il prezzo reale di acquisto.
Per immobili non residenziali invece deve essere considerato l’imponibile ai fini Imu dal momento che le imposte sono computate sul prezzo reale.