La Green Economy va finanziata con alcuni strumenti fiscali. Questo il centro del discorso nella terza sessione di lavori degli Stati Generali della Green Economy 2013 “Le misure e le riforme economiche e fiscali necessarie per attivare un Green New Deal”, tenutasi a Rimini all’Ecomondo-Key Energy-Cooperambiente.
Bisogna distribuire in altro modo la pressione fiscale, ridurre quella sul lavoro e sugli investimenti green, andandola a compensare con tributi che vanno a penalizzare il consumo ambientale e di risorse naturali. L’OCSE ha indicato che serve un prelievo ambientale del 12,5% sul gettito fiscale.
Anche il fisco deve essere green, tassando attività inquinanti e consumo ambientale. Vale il principio di “chi inquina paga”. Bisogna far salire l’eco-gettito dal 6% al 12,5%, andando a spostare la pressione fiscale dal lavoro e dagli investimenti green, cercando di non aumentare il peso delle tasse. Bisogna usare anche nuovi strumenti finanziari.
Gli Stati Generali hanno indicato una introduzione della carbon tax e del road pricing.
Gli strumenti finanziari innovativi includono, invece, i project bond, i performance bond, i social impact bond e altri meccanismi basati sui principi di payment by results o di impact finance o di crowdfunding.
Si vuole ridurre il costo del denaro, favorendo partnership pubblico-privato, andando a stimolare la crescita nelle iniziative green.
Per quanto riguarda gli incentivi: bisogna eliminare quelli per le attività economiche che hanno impatti negativi sull’ambiente, orientandosi per il riesame della composizione della spesa pubblica.
Per quanto riguarda gli investimenti a livello mondiale, c’è stato un processo che vede costanti flussi di investimento nel settore green. Infatti, dal 2004 in poi, il tasso è cresciuto in media del 32% per anno.
Vivere in un ambiente pulito è una priorità che dovrebbero avere tutti quanti, negli ultimi anni sono in molti ad averlo capito.