Come largamente atteso dai principali analisti, nessuna novità sostanziale è emersa dall’ultima riunione della Banca centrale europea dello scorso 20 ottobre: i tassi di interesse di riferimento sono infatti rimasti invariati così come l’ammontare del quantitative easing e la sua durata, per ora fino a marzo 2017 e oltre, se le condizioni economiche lo richiederanno.
Nel comunicato che ha aperto apre la conferenza stampa, Draghi ha poi conferma la valutazione sullo scenario macroeconomico che la BCE aveva già dato a inizio settembre: la ripresa prosegue moderata ma persistente, così come il marginale rialzo dell’inflazione; inoltre il Presidente sottolinea come l’economia dell’area euro nel suo complesso continui a mostrare una buona resilienza agli eventi esterni. Non varia neppure la valutazione dei rischi, che restano verso il basso.
Draghi ha poi aggiunto che a dicembre la BCE avrà a disposizione le nuove proiezioni dello staff (fino al 2019), nonché i risultati del lavoro tecnico implementato per analizzare le varie strade attraverso cui attuare il programma di acquisto titoli secondo gli obiettivi dell’Istituto centrale se dovessero presentarsi problemi operativi, come quello della “scarsità” dei titoli acquistabili. Draghi ha anche sottolineato che per ora il QE prosegue senza aver incontrato nessun vincolo di questo genere.
Per quanto attiene i riflessi della riunione della BCE sul fronte tassi, rileviamo come non vi siano state particolari conseguenze. Di fatti, nell’ultimo mese, e anche, marginalmente, nel post riunione, i tassi Euribor sono ulteriormente scesi su livelli ancor più negativi sulle principali scadenze. Tale quadro di tassi Euribor compressi dovrebbe confermarsi anche per i mesi a venire, garantendo pertanto un lungo periodo di tassi finiti bassi per chi sceglierà di indebitarsi a condizioni di indicizzazione, fermo restando il rischio che le banche optino per spread più corposi.
Anche i tassi Eurirs (sia su 10 che 30 anni) hanno registrato un leggero calo dopo la riunione BCE. I livelli dei tassi Eurirs restano comunque vicini ai minimi da un anno circa. Si giustifica dunque una preferenza verso l’indebitamento flessibile o a tasso fisso rispetto a quello a tasso variabile, per gli orizzonti temporali medio-lunghi. Gli orizzonti temporali brevi o brevissimi possono invece beneficiare in misura più significativa di un prolungato periodo di tassi Euribor o BCE a livelli minimi. Nell’ambito dei tassi fissi, permane ancora una preferenza relativa sulle scadenze extra-lunghe (30 e 40 anni) e sul decennale.