La crescita economica americana è oramai ben assodata, ma non tutti i settori fondamentali del Pil statunitense sembrano essere in grado di garantire l’attesa solidità. È il caso del mercato immobiliare e, in particolar modo, degli investimenti in edilizia residenziale, che sono scesi per il terzo trimestre consecutivo. Così come le vendite residenziali, in flessione omogenea.
Insomma, l’economia a stelle e strisce cresce, ma i cantieri aperti sono sempre di meno rispetto alle aspettative, e i valori di compravendita sono calati.
Una situazione che gli analisti guardano con particolare sospetto, memori anche del fatto che l’ultima grande recessione è partita proprio dal mercato immobiliare, e ben consapevoli che l’acquisto delle case solitamente è uno dei più solidi indici generali di fiducia e di buona salute del resto dell’economia.
Ad ogni modo, altri analisti ritengono che non ci sarebbe niente di allarmante, poiché potrebbe semplicemente trattarsi (ma il condizionale è d’obbligo) di un cambio di abitudini da parte dei millennials, non più attratti dal mutuo per la casa, ma in grado di privilegiare forme più flessibili di abitazione. Anche perché, in fondi, i mutui stanno diventando sempre meno convenienti: contrariamente a quanto avviene qui da noi, infatti, i tassi sui mutui stanno crescendo in seguito all’aumento dei tassi di riferimento della Fed, con conseguente incremento dei costi del mutuo.
La situazione che sopra abbiamo delineato trova infine conferma negli ultimi dati elaborati da Remax. Stando all’operatore immobiliare, infatti, nel mese di giugno 2018 le compravendite immobiliari nel mercato statunitense sono calate del 5,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, anche se il saldo mensile mostra un incremento del 5,4%, con un prezzo mediano delle abitazioni che è salito ai massimi da nove anni, a 258,5 mila dollari.
Delle 54 città che sono state analizzate dal report di Remax, infine, ben 42 hanno registrato un calo dell’offerta, scesa in media dell’8,8% rispetto a un anno fa, spingendo ulteriormente al rialzo i prezzi. In compenso gli immobili sostano di meno sul mercato, visto e considerato che trascorrono in media solamente 42 giorni dal momento in cui vengono immessi in vendita al momento in cui sono effettivamente acquistati, 5 giorni in meno di un anno fa.
Nel 2018, il mercato immobiliare statunitense ha mostrato segnali di rallentamento che hanno sollevato preoccupazioni tra gli analisti. Nonostante la robusta crescita economica complessiva, il settore residenziale ha evidenziato una contrazione degli investimenti per tre trimestri consecutivi. Le vendite di immobili residenziali hanno registrato una flessione costante, suggerendo un possibile segnale di debolezza in un comparto che storicamente rappresenta un indicatore di fiducia economica.
Il calo nelle compravendite è stato accompagnato da un numero inferiore di nuovi cantieri rispetto alle aspettative, così come da una contrazione dell’offerta complessiva di immobili. Tuttavia, sebbene i volumi siano diminuiti, i prezzi medi degli immobili hanno continuato a salire, raggiungendo livelli massimi degli ultimi nove anni, con il prezzo mediano delle abitazioni fissato a 258,5 mila dollari. Secondo il report di Remax, a giugno 2018 le transazioni sono diminuite del 5,5% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, con una riduzione dell'8,8% nell’offerta. Questa diminuzione nell’inventario ha contribuito ad accrescere i prezzi, anche grazie a un tempo medio di permanenza sul mercato ridotto a soli 42 giorni, un calo rispetto all'anno precedente.
Parte della spiegazione dietro a questi dati potrebbe risiedere nel cambiamento delle abitudini dei millennials, che sempre meno vedono nell’acquisto della casa un obiettivo primario. Inoltre, l’aumento dei tassi di interesse sui mutui – in linea con le politiche di rialzo della Fed – ha reso più oneroso l’accesso al credito immobiliare, scoraggiando ulteriormente potenziali acquirenti. Questo trend porta a un mercato in cui il rallentamento nelle transazioni potrebbe riflettere cambiamenti strutturali nella domanda, piuttosto che segnali di una crisi imminente.