Il peso fiscale sugli immobili in Italia: quanto incidono le tasse sul settore?

Le tasse sugli immobili rappresentano uno degli oneri più gravosi per i proprietari italiani. Molti di loro, interpellati su questo tema, risponderebbero infatti con un “molto” senza esitare. È evidente che il patrimonio immobiliare in Italia, pur essendo un valore tradizionalmente molto caro agli italiani, è soggetto a un carico fiscale che ne riduce notevolmente la redditività, rendendo spesso l’investimento nel “mattone” meno attraente rispetto al passato.

La crisi immobiliare degli ultimi anni ha contribuito a comprimere le plusvalenze e a ridurre il valore di mercato delle proprietà, ma non è l’unica causa. In parallelo, infatti, si è assistito a una crescente tendenza del sistema fiscale a colpire gli immobili con imposte spesso molto elevate. Le principali imposte, come l’IMU, la TASI e la TARI, rappresentano un peso significativo per i proprietari, soprattutto per coloro che possiedono una seconda casa o un immobile strumentale.

Il report della CGIA di Mestre: una fotografia del peso fiscale

Ogni anno, alla vigilia delle scadenze fiscali di dicembre, la CGIA di Mestre fornisce un aggiornamento sul peso delle imposte sugli immobili. Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, ha recentemente affermato che possedere un immobile oggi, specie una seconda casa o un capannone, può trasformarsi in un “incubo”. Secondo Zabeo, tra IMU, TASI e TARI, il carico fiscale per questi edifici è ormai diventato insostenibile. L’acquisto di una proprietà, che una volta era visto come un investimento sicuro e redditizio, è oggi penalizzato da una tassazione pesante che influisce sulla convenienza di tale investimento.

La CGIA ha rivelato che, nel 2016, il gettito complessivo derivante dal patrimonio immobiliare italiano ha portato nelle casse dello Stato ben 40,2 miliardi di euro. Di questi:

  • 9,1 miliardi derivano dalle imposte legate alla redditività degli immobili;
  • 9,9 miliardi sono riferiti al trasferimento degli immobili (come l’imposta di registro e altre imposte sulle compravendite);
  • 21,2 miliardi provengono dal possesso dell’immobile, in particolare dall’IMU, dalla TASI e dalle imposte di scopo.

Questi dati mostrano chiaramente l’entità del contributo del settore immobiliare alle finanze pubbliche e confermano come il Fisco continui a considerare il mattone una delle fonti principali di entrate, andando a gravare in modo significativo sui proprietari.

Leggi il costo delle tasse sugli immobili nel 2016

Le riforme recenti: piccoli risparmi per i proprietari

Negli ultimi anni, alcune misure sono state adottate per alleggerire il carico fiscale, in particolare sulla prima casa. L’abolizione della TASI sulla prima casa ha permesso agli italiani di risparmiare circa 3,5 miliardi di euro, offrendo un certo sollievo ai proprietari che utilizzano l’abitazione come residenza principale. Tuttavia, il carico fiscale sugli immobili strumentali è rimasto alto. Il passaggio dall’ICI all’IMU, ad esempio, ha portato a un raddoppio delle tasse per molti di questi immobili, penalizzando ulteriormente chi utilizza le proprietà per scopi produttivi o come forma di investimento.

Questa pressione fiscale è ancora più rilevante alla vigilia delle scadenze fiscali di fine anno: il prossimo 18 dicembre, infatti, i proprietari saranno chiamati a versare la seconda rata dell’IMU e della TASI, a ricordare come il peso delle tasse immobiliari incida non solo sulla convenienza di possedere una proprietà, ma anche sulla loro gestione.

Quali sono le prospettive future?

In questo contesto, molti si chiedono se il carico fiscale sugli immobili sia destinato a calare o se, al contrario, aumenterà ulteriormente. Alcune proposte di riforma sono state avanzate negli ultimi anni per alleggerire la pressione fiscale, ma è evidente che ridurre le imposte sugli immobili richiederebbe una revisione delle entrate pubbliche alternative. La dipendenza dello Stato dal gettito immobiliare rende difficile un allentamento immediato delle tasse, a meno di non trovare soluzioni compensative in altri settori.

Il mattone conviene ancora?

Il peso delle tasse sugli immobili ha trasformato il panorama del mercato immobiliare italiano. Se in passato l’acquisto di un immobile era visto come un investimento sicuro e conveniente, oggi i proprietari devono fare i conti con un carico fiscale elevato, che riduce la redditività e rende meno attrattivo l’investimento nel mattone. Nonostante qualche riduzione fiscale per le prime case, il carico complessivo sulle seconde case e sugli immobili strumentali resta elevato, tanto da spingere molti a chiedersi se possedere una proprietà sia ancora una scelta conveniente.

La risposta dipende molto dalle singole situazioni e dagli obiettivi di investimento: chi cerca un rendimento stabile potrebbe valutare alternative al settore immobiliare. Tuttavia, per chi considera il mattone come una sicurezza, soprattutto in un’ottica di lungo periodo, l’immobiliare continua a essere una scelta valida. È chiaro, però, che una riduzione della pressione fiscale gioverebbe al mercato, incentivando le compravendite e riportando una maggiore fiducia nel settore.