Mercato immobiliare italiano 2020: il crollo dopo la lenta ascesa.

Nel corso degli ultimi anni il mercato immobiliare italiano aveva iniziato una lenta e faticosa risalita dalla crisi del 2010. I tassi di sviluppo erano sostanzialmente dimezzati rispetto a quanto accadeva nei principali altri Paesi europei, ma il fatto che il segno fosse costantemente positivo era pur sempre un buon sintomo dello stato di salute (ritrovata) del mattone italiano.

A dimostrazione di ciò, si noti che – dati Scenari Immobiliari alla mano - il 2019 si era chiuso con un fatturato di circa 130 miliardi di euro, e un incremento del 3,9 per cento sull’anno precedente, un po’ più dinamico di quanto appena sperimentato. Il dato più positivo era forse, però, quello qualitativo: a conferma delle sembianze di ripresa dell’immobiliare italiano, per il secondo anno consecutivo tutti i comparti dell’immobiliare italiano avevano chiuso l’anno con un segno positivo, con alcune performance particolari come nel settore alberghiero e negli investimenti internazionali.

Le difficoltà del residenziale

In questo scenario, il comparto più in difficoltà del mercato immobiliare italiano continuava ad essere sicuramente quello residenziale. Un “problema”, considerato che il residenziale italiano arriva a pesare per quasi il 75 per cento dell’immobiliare italiano, con una domanda in crescita ma una offerta di bassa qualità che spiegano anche le quotazioni ancorate allo zero.

Solamente in poche aree metropolitane nazionali, come ad esempio quella di Milano, il trend era positivo sia nelle compravendite che nei prezzi. Gli altri settori apparivano in miglioramento.

L’impatto del nuovo coronavirus

In questo scenario tutto sommato piuttosto positivo, si è tuttavia abbattuta la crisi pandemica da nuovo coronavirus, che ha bloccato tutti i settori.

Ne deriva che, in tale contesto mutevole, Scenari Immobiliari ha dovuto aggiornare le previsioni per la fine dell’anno con una flessione stimata del fatturato del 18 per cento. Ma da dove nasce questo aggiornamento delle previsioni?

Secondo quanto afferma un comunicato stampa della stessa SI, la stima si basa sui mesi di fermo e una fase di ripartenza che sarà evidentemente molto lenta, tanto che “è difficile ipotizzare che negli ultimi quattro mesi dell’anno si possano recuperare i volumi perduti. Più probabile un rimbalzo, più o meno intenso, nel corso del 2021. Ma le variabili che condizionano l’andamento del mercato sono molteplici, dall’occupazione al peso dell’intervento pubblico alla propensione di investimento di famiglie e imprese. Per alcuni comparti come alberghiero e locazione breve si tratta di un “anno perduto”, mentre la logistica ne avrà un ulteriore impulso se collegata all’ e-commerce”.

In tale ambito il residenziale sarà ancora una volta il comparto più in sofferenza con le preoccupazioni delle famiglie che si accompagneranno al rallentamento delle nuove realizzazioni. Nel settore degli uffici, a fronte di un ridimensionamento dei fatturati, ci sarà un andamento poco colpito nel segmento prime e una forte crisi nel prodotto di classi B e C.

“La crisi sanitaria ha anche un impatto sui prezzi medi delle residenze. Mentre a livello nazionale si prevede un calo del 2,1 per cento per dicembre, la situazione è più articolata se si guardano le città. In molti casi c’erano stati incrementi delle quotazioni medie nel corso del 2019, ma quasi ovunque la crisi riporta in territorio negativo le variazioni. Anche Milano, Roma e Venezia tornano a crescita zero per la fine dell’anno. Le attese restano incerte per il 2021” – aggiunge poi Scenari Immobiliari.

Riguardo il mercato immobiliare internazionale leggete: Mercato immobiliare europeo, il coronavirus non riuscirà ad affondarlo