Prosegue la crescita del mercato immobiliare europeo, che rimane evidentemente molto attraente agli occhi degli investitori internazionali, mostrando un incremento dell’attività di compravendita nella maggior parte dei Paesi del vecchio Continente.
In particolar modo, le stime di crescita economica a livello comunitarie sono state recentemente riviste al rialzo sia per il 2017 che per il 2018 (fa eccezione il Regno Unito, sul quale incombono gli effetti delle scelte sulla Brexit), ed è lecito affermare non più in silenzio che la recessione è oramai alle spalle.
È anche vero che l'intensità della crescita varia da Paese a Paese. In particolare, i dati di maggiore incisività riguardano il mercato immobiliare spagnolo, che ha visto un 2017 di forte ripresa, con previsioni di prosecuzione del trend anche nel 2018, sebbene in valore assoluto le transazioni rimangano inferiori rispetto a Francia e Germania.
Per i principali esperti di settore, le compravendite residenziali, che rappresentano la componente più consistente del fatturato immobiliare, sarebbero in crescita nella maggior parte dei Paesi, con il 2017 che registra un aumento medio compreso tra il 3% del Regno Unito e l’8% della Spagna. Particolarmente positiva è anche la prestazione dell'Italia, anche se in questo caso le transazioni si fermano a circa la metà di quelle che invece vengono formalizzate in Francia, pur a parità di abitanti.
Ampliando l’analisi temporale, ma limitatamente all’evoluzione delle transazioni dei cinque principali Paesi europei, emerge come i volumi sono tornati vicini a quelli del 2000, al momento immediatamente precedente la fase discendente.
Alla luce di ciò, non sembra fuori luogo parlare del possibile avvio di un nuovo ciclo positivo per il mercato immobiliare. I dubbi principali riguardano però alcuni Paesi come l’Italia, dove nonostante l'interesse crescente per Milano, i segnali economici di sviluppo sono abbastanza timidi. Il Paese sembra essere destinato ad andare incontro a una crescita economica modesta, la pressione fiscale è ancora troppo elevata, la disoccupazione giovanile è tra le più alte in Europa.
Altri dubbi incombono sul Regno Unito, dove il forte rallentamento dell'attività nel periodo post-Brexit ha comportato una flessione del 14%. È anche vero, però, che negli ultimi mesi il mercato anglosassone ha registrato un ritorno alla normalità e, nonostante gli elementi di incertezza, il 2017 dovrebbe chiudere con il segno positivo, seppure a un ritmo più lento rispetto alle nazioni concorrenti.