E’ un dato che fa riflettere quello che emerge dal volume ''Gli immobili in Italia'' presentato dall'Agenzia del Territorio. La raccolta dei dati si riferisce all'anno di imposta 2008. Stando alle cifre pubblicate è il 55% dei contribuenti Irpef a dichiarare redditi da fabbricati. Ma l’aspetto che più colpisce è la posizione lavorativa, e conseguentemente anche la fascia di età, di questi ultimi: su un totale di 23,1 milioni di proprietari immobiliari più dell’80% ha reddito prevalente da lavoro dipendente o pensione, 2,6 milioni sono lavoratori autonomi e i restanti 1,9 milioni identificano infine la loro entrata principale proprio nelle proprietà immobiliari. Sotto alcuni aspetti queste cifre sono lo specchio dell’Italia, un paese in cui i giovani fanno difficoltà ad affermarsi sul lavoro e la maggior parte delle proprietà resta in mano ai pensionati. Dell’80 % dei proprietari stipendiati infatti, esclusa la grande presenza dei pensionati, i giovani si dividono tra coloro che hanno ricevuto in eredità la proprietà e quelli che hanno dovuto accendere un mutuo per comprare casa. Nello studio si è cercato anche di rapportare il valore medio dell’immobile nelle diverse regioni con quello dei redditi delle famiglie impegnate nell’acquisto, per valutare quante sono nelle diverse zone le annualità che si devono impegnare e quindi l’entità del sacrificio economico che tale acquisto può avere. Si va dalle 9,6 annualità del Molise alle 3,6 della Basilicata: la differenza quindi è molto più marcata nel valore patrimoniale degli immobili piuttosto che sul piano dei redditi. In altri paesi europei la situazione è molto diversa, basta guardare l'Olanda dove gran parte delle abitazioni vengono gestite dallo stato.