Come era lecito attendersi, stanno arrivando le prime rilevazioni statistiche di quanto avvenuto nel corso del primo trimestre 2020 sul mercato immobiliare italiano. Un andamento che è evidentemente segnato dalla crisi pandemica che si è abbattuta sulla seconda parte del primo quarto, e che sebbene sia solo un’anticamera della contrazione cui assisteremo nel secondo trimestre, già fa comprendere quanto sia impattante quanto accaduto in ambito internazionale.
Commerciale
Più nel dettaglio, nel dossier redatto dall’ufficio studi di Bnp Paribas real estate Italy, il primo trimestre avrebbe registrato degli investimenti per un totale di circa 1,7 miliardi di euro nel mercato immobiliare commerciale del nostro Paese, con un dato che dunque risulta essere sostanzialmente in linea con quello del primo trimestre del 2019, e con la media degli ultimi cinque anni, mentre è superiore del 25 per cento circa alla media degli ultimi dieci anni. Tuttavia, spiega ancora il dossier a cura dell'ufficio studi di Bnp Paribas real estate Italy, il dato di quanto sopra è il frutto della chiusura di poco più di quaranta operazioni.
Per quanto concerne un livello di maggiore dettaglio statistico, viene riportato come siano inclusi nel retail del primo trimestre (680 milioni di euro totali) circa 435 milioni di euro di Unicredit per l'acquisizione, dai soci di minoranza, di una partecipazione del 32,5 per cento del capitale di La Villata, la società immobiliare che è controllata da Esselunga, e che risulta essere proprietaria di gran parte dei punti vendita della catena della grande distribuzione organizzata italiana.
Uffici, alberghi e logistica
Se dunque l’immobiliare commerciale ha tenuto relativamente bene, le cose sono evidentemente ben diverse se ci si sposta altrove. In particolare, il settore uffici ha contato per 520 milioni di euro, con un passo indietro pari al – 50 per cento, l'alberghiero poco più di 60 milioni di euro ( - 80 per cento) e l'alternative per quasi 170 milioni di euro, tra cui un paio di Rsa nel Nord Italia. Segno più, invece, per quanto attiene la logistica che ha chiuso il primo periodo dell’anno con un’evoluzione positiva per 225 milioni di euro (in rialzo del 65 per cento su base annua).
Previsioni 2020 Nomisma
Sono arrivate più o meno contemporaneamente anche le stime condotte da Nomisma, che per il 2020 ha previsto una flessione del fatturato tra i 9 e i 22 miliardi di euro rispetto a quanto conseguito lo scorso anno. Considerato però che la riduzione dovrebbe impattare anche sul prossimo futuro, ne deriva che in 3 anni la riduzione del fatturato potrebbe arrivare addirittura a 122 miliardi di euro.
Per Nomisma, inoltre, è molto difficile che in una condizione di aumento della disoccupazione e con redditi prossimi allo zero per molti lavoratori autonomi costretti a chiudere le proprie attività per le ristrettezze imposte dalle misure di argine del ovid-19, si pensi di poter accendere un mutuo, nonostante tassi bancari estremamente favorevoli. È anche per questo che la società si attende un’erogazione mutui in calo tra il 15 e il 30 per cento.
Si tratta pertanto di un duro colpo per il settore immobiliare, che stava cercando di risollevarsi dalle difficoltà, e che vede una drastica battuta d’arresto dall’uscita della crisi.