Prosegue la crisi immobiliare negli Stati Uniti: l’effetto più evidente e più pesante della bolla è la non rivalutazione del mattone, con conseguente svendita degli immobili invenduti. L’acquisto immobiliare non è più un investimento sicuro, una garanzia patrimoniale da tramandare per generazioni. Secondo gli esperti del New York Times ci vorranno almeno venti anni prima che la situazione assuma un aspetto più regolare e che le case riprendano valore dopo il netto crack immobiliare. Tra i sostenitori di questo nero pronostico c’è anche Dean Baker, direttore del Center for Economic and Policy Research: secondo i suoi calcoli non c’è spazio per previsioni ottimistiche e venti anni serviranno a mala pena a recuperare il valore perso negli ultimi cinque anni. La somma ammonta approssimativamente a 6.000 miliardi di dollari. Ma l’aspetto più preoccupante è che forse la deflazione dei prezzi di vendita non ha ancora toccato il fondo: a luglio si è registrato un calo del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La difficoltà di vendere si evidenzia dal numero di immobili sul mercato, più o meno il doppio di quelli che sarebbero stati disponibili in tempi pre crisi. Una tale quantità di proprietà invendute non può che spingere verso un ulteriore ribasso dei prezzi. Sembra un vortice senza fine che fa crollare tutte le certezze acquisite sul mattone, da sempre considerato non solo luogo per abitare ma anche fonte di investimento sicura. Vedremmo nei prossimi anni se ci sarà una graduale ripresa, intanto chi ha la possibilità di comprare in questo momento potrà fare buoni affari.