Occupiamoci oggi del mercato immobiliare commerciale, uscendo per qualche istante dal retail del quale ci interessiamo ogni giorno.
L’occasione ci è fornita dal nuovo report di CBRE:
Stando a quanto suggerisce l’analisi, infatti, il volume sarebbe diminuito del 5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A livello regionale, è l'APAC ad aver registrato un forte aumento del 49% su base annua nel terzo trimestre, che ha compensato la lentezza del primo semestre e ha portato la crescita annuale al 6%. Le Americhe e l'EMEA hanno invece registrato un terzo trimestre relativamente debole a causa dell'incertezza politica, dei bassi rendimenti e di alcuni timori di recessione.
Richard Barkham, Global Chief Economist & Head of Americas Research di CBRE, ha commentato affermando che "le prospettive di CBRE per l'intero anno per gli investimenti immobiliari commerciali globali sono in calo di un solo punto percentuale rispetto al livello record del 2018. Nonostante le incertezze sul Brexit e le molteplici controversie commerciali, una grave recessione è stata tenuta a bada da tassi di interesse più bassi, mercati del lavoro ristretti e consumatori fiduciosi".
Per quanto poi attiene i punti più salienti del dossier, ricordiamo rapidamente che gli investimenti immobiliari commerciali globali, sono state pari a 260 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2019, in crescita del 7% rispetto al trimestre precedente, ma in calo del 2% rispetto al terzo trimestre del 2018, e che il volume degli investimenti del terzo trimestre destagionalizzato corrisponde a quello del trimestre precedente, ma è diminuito dell'8% rispetto all'anno precedente.
Il volume degli investimenti negli Stati Uniti, il mercato di maggior riferimento nazionale, è leggermente diminuito rispetto all'anno precedente nel terzo trimestre, ma è leggermente in crescita rispetto all'anno precedente dopo aver tenuto conto della stagionalità, delle transazioni a livello di entità e dell'acquisizione da parte di Blackstone del portafoglio logistico statunitense di GLP.
L'APAC ha poi avuto una buona ripresa dell'attività di investimento, mentre le incertezze su Brexit hanno continuato a frenare il sentiment degli investitori nell'area EMEA. Ciononostante, il volume degli investimenti nell'area EMEA è comunque migliorato rispetto alla prima metà del 2019, grazie alla forte attività in Francia, Svezia e Germania.
In maggior dettaglio, Parigi ha superato per la prima volta Londra come destinazione numero 1 per i capitali esteri in tutto il mondo. La percentuale di investimenti transfrontalieri ha toccato un minimo di sei anni a livello globale nel terzo trimestre.
Infine, la destagionalizzazione dipinge un quadro leggermente più debole, dato che il terzo trimestre è stato tradizionalmente forte. Il volume globale destagionalizzato corrisponde a quello del trimestre precedente, ma è diminuito dell'8% rispetto all'anno precedente nel terzo trimestre del 2019. L'offerta limitata di attività di alta qualità per la vendita ha continuato a frenare l'impiego di capitale, mentre un numero minore di transazioni di dimensioni eccessive ha amplificato il calo rispetto all'anno precedente.
Ulteriormente, sempre in termini di analisi territoriale, emerge come il volume degli investimenti destagionalizzati nelle Americhe sia diminuito del 17% rispetto al trimestre precedente e del 3% rispetto all'anno precedente, principalmente a causa della diminuzione dei volumi in Canada e negli Stati Uniti, che rappresentano oltre la metà dell'attività globale. Ma se si escludesse una sola transazione - l'acquisizione di 18,7 miliardi di dollari da parte di Blackstone del portafoglio industriale statunitense di GLP - gli Stati Uniti avrebbero registrato solo un calo del 2% su base trimestrale e un aumento del 3% da un anno all'altro (destagionalizzato). Il calo del volume degli investimenti statunitensi è dovuto quasi interamente al minor numero di transazioni a livello entity nel terzo trimestre del 2019. Escludendo le operazioni a livello di entità, il volume degli investimenti statunitensi è aumentato del 14% su base annua e dell'8% da un anno all'altro dopo la destagionalizzazione.