Disponibile da pochi giorni sul mercato italiano, Pokemon Go ha già contribuito a cambiare le abitudini di tantissimi giorni (e non solo), in grado di dedicare una parte del proprio tempo libero alla “caccia” dei Pokemon. Il tutto, peraltro, con conseguenze non certo ben prevedibili sul fronte “immobiliare”: decine di migliaia di persone si sono infatti trovate un Pokemon in giardino, o poco fuori l’ingresso della propria casa. Quanto basta per indurli a domandare alla società sviluppatrice del prodotto di rimuovere i piccoli mostri (virtuali) dalla propria unità immobiliare.
Ebbene, non tutti sembrano tuttavia dispiacere la presenza di un Pokemon in salotto (o quasi). E c’è anzi chi – sia tra i proprietari di immobili, sia tra gli agenti immobiliari – sta cercando di mettere a frutto tale presenza per poter vendere l’immobile più velocemente e a un prezzo migliore, cercando in tal modo di valorizzare la Pokemon-mania prima che questa possa affievolirsi.
Stando a quanto asseriscono alcuni agenti immobiliari statunitensi, le location virtuali del Pokemon Go sarebbero realmente in grado di influire positivamente sul prezzo di vendita o di affitto di un immobile, con una particolare predilizione per i giovani under 35, che sono alla ricerca della loro prima casa: a parità di altre condizioni, la presenza di un PokeStop sembra poter indirizzare favorevolmente la scelta nei confronti dell’unità immobiliare che ospita qualche piccolo mostro.
“Townsville è una piccola città con una altissima offerta di case in vendita” – afferma Rob Levy, dell’agenzia RE/MAX di Townsville – “Attualmente sono circa 4.000 gli immobili sul mercato. Quando hai la possibilità di scegliere tra 300 case identiche, perché non sceglierne una vicino a un PokeStop?”. Da questo spunto è nata poi l’idea di inserire la presenza o meno di un Pokemon nell’immobile nella scheda di vendita dell’abitazione: ““Adesso oltre a fornire informazioni riguardanti l’immobile, devo assicurarmi di essere in grado di fornire all’acquirente informazioni dettagliate sulla presenza o meno di un PokeStop o una Gym dove allenare i Pokémon. - dichiara ancora Rob Levy – Se solo qualcuno lo avesse fatto una settimana fa, lo avrebbero preso per pazzo”.