Il federalismo sbarca sulle imposte comunali d’affitto: da Gennaio 2011 chi affitta casa dovrà corrispondere il 25% degli incassi derivanti dal canone. La cedolare secca potrà scendere al 20% in determinate zone ad alta densità abitativa. Nessuno sconto è invece al momento previsto per gli inquilini. La modifica è il risultato del deferimento ai Comuni delle tasse sugli immobili rientrante nel piano del Ministro per la Semplificazione legislativa, Roberto Calderoli. Tra qualche mese quindi le locazioni non saranno più soggette ad Irpef: la novità è il primo passo di un progetto più ampio che prenderà concretamente forma nel 2014, con l’introduzione dell’Imu (imposta unica sugli immobili). L’aliquota della cedolare secca è stata aumentata rispetto al 23% previsto inizialmente, ma include il bollo e l’imposta di registro. Lo scopo dichiarato dal Ministro è quello di ottenere entrate fiscali per le casse comunali, sempre più in difficoltà dopo l’abolizione dell’ici sulla prima casa e soprattutto a seguito della manovra finanziaria. Al tempo stesso si spera di esercitare una stretta sulla realtà degli affitti in nero. Le sanzioni per affitti irregolari sono molto alte mentre nulla è dovuto da chi accetta di regolarizzare la propria situazione passando all’aliquota agevolata. Per chi affitta casa in nero sono previste multe fino a 2000 euro oltre ad una maggiorazione fino al 400% delle entrate per redditi non dichiarati: come si evince da un rapido confronto con la normativa vigente le multe per i trasgressori sono sostanzialmente raddoppiate. Aspre critiche dalla Confedilizia che vede in questa nuova procedura di tassazione un ulteriore colpo alla redditività degli affitti che già attualmente è pari a zero. Lodevole comunque, il lavoro dell'esecutivo, volto ad assicurare una maggiore regolarità e semplicità normativa, di cui il nostro Paese ha particolarmente bisogno. Gli affitti in nero sono un introito mancato per le casse del governo, forse servirebbero maggiori controlli.